29 Ott Spesa per l’energia: si può risparmiare di più in bolletta?
Ecco l’incredibile cifra che spende lo Stato per gli edifici pubblici…

Ce la prendiamo con le auto, ma sono le caldaie delle nostre case le vere responsabili dell’inquinamento nelle nostre città. Breme26, la nuova residenza in costruzione in zona Certosa Portello, è un esempio di come dovrebbero essere le nostre case per inquinare meno e risparmiare.
Se i privati si stanno muovendo nella direzione più ecologica, le istituzioni cosa stanno facendo?
La pubblica amministrazione è uno dei più grandi consumatori di energia d’Italia. Con 13mila edifici pubblici, lo Stato spende 644 milioni di euro ogni anno. E il conto si ingrossa, se nei calcoli rientrano anche le scuole. Le strutture pubbliche destinate all’istruzione sono infatti 43mila e il 20% di questi edifici è datato e ben poco efficiente, tanto da essere responsabile di una spesa di 351milioni di euro l’anno.
La cifra spesa per l’energia dallo Stato per i propri edifici supera quindi il miliardo di euro. Sono soldi sprecati? Sprechi a livello energetico ce ne sono, e molti. Secondo gli esperti dell’Agenzia Enea, che si occupa di energia e sviluppo economico sostenibile, infatti, basterebbe intervenire sull’involucro edilizio e sugli impianti degli edifici più energivori. In questo modo i consumi si ridurrebbero di circa il 40%, con un risparmio di 73 milioni di euro all’anno. Esattamente come stanno facendo i privati.

Quanti soldi occorrono per rimodernare gli edifici pubblici? Sempre secondo Enea, servono 158 milioni all’anno, per un totale di un miliardo e 100 milioni di euro.
Non sono pochi, ma dal primo gennaio 2019 tutti gli edifici della pubblica amministrazione della Penisola dovranno consumare poco e impiegare fonti rinnovabili, come richiesto dall’Europa. Per le scuole, gli esperti dell’Agenzia hanno calcolato che per risparmiare il 45% dei consumi basterebbe intervenire sugli edifici che sprecano più energia. Il costo dell’operazione si stima in 580 milioni di euro per anno. E servirebbero altri 300 milioni per uffici, caserme, carceri e presidi. Pensate che più della metà di questi 3mila edifici pubblici consuma più della metà del totale di energia – 1,1 miliardi di kilovattora – per il gas naturale.
Milano si sta attrezzando per il risparmio energetico. Il recentissimo piano di interventi per l’edilizia scolastica presentato dal sindaco Giuseppe Sala va, ad esempio, in questa direzione. Sui 504 edifici dedicati all’istruzione del Comune, infatti, ben 316 saranno rimodernati, anche secondo i criteri del risparmio energetico. Sono stati stanziati per il 2017 quasi 200 milioni di euro. E sette nuove scuole sorgeranno a Milano, tre di queste realizzate interamente in legno. Un cofinanziamento ministeriale coprirà infatti il 50 per cento della spesa necessaria. In particolare, in via Strozzi, sarà costruito con i principi della bioedilizia e dell’ecosostenibilità ambientale.

Come Milano, anche lo Stato centrale si sta muovendo. Cosa è stato fatto fino ad oggi per sprecare meno energia? Per soddisfare le richieste dell’Europa per il 2020, nel biennio 2014-2015 in Italia sono stati realizzati o programmati interventi su 120 immobili. Uno dei primi passaggi per andare a regime in fatto di consumi ed efficienza energetica, infatti, era riqualificare il 3% della superficie degli immobili occupati dalla pubblica amministrazione centrale. A gennaio del 2017, poi, il ministero dello Sviluppo economico e l’Agenzia del Demanio hanno firmato una convenzione per la riqualificazione energetica degli immobili. In base a questo accordo si realizzeranno 63 progetti per un totale di 48,8 milioni di euro.

Per assistere alla nascita di uno Stato in classe A, però, occorreranno ancora parecchi anni. Basta leggere la convenzione: soltanto “in alcuni casi” – così recita – verranno integrate fonti energetiche rinnovabili, uno dei fattori che garantiscono di raggiungere una prestigiosa classe energetica. Più spesso si interverrà invece sugli isolamenti e sugli impianti.

Con gli investimenti per riqualificare gli edifici pubblici, oltre al risparmio economico, si avrebbero anche altre due conseguenze positive. La prima è legata all’occupazione: solo per la riqualificazione scuole italiane, ad esempio, si creerebbero 53.700 posti di lavoro in più, altri 3mila per le caserme, e 3.500 occupati per gli edifici della pubblica amministrazione. Il secondo beneficio, lo trae l’ambiente. Meno sprechi di energia, infatti, con interventi di efficientamento degli impianti, comporterebbero consumi energetici ridotti, abbassando l’inquinamento delle città. Due vantaggi che si aggiungono a quello, non trascurabile, del risparmio economico. Per chi, alla fine dell’anno, dovrà pagare la bolletta energetica. Che, nel caso dello Stato, siamo sempre noi cittadini…