Il nuovo edificio in Via Breme 26: parla l’Architetto Massimo Boffino

Mettere insieme il rispetto delle normative edilizie, un rapporto armonico con la città, la funzionalità, l’estetica e un budget che sia coerente con i prezzi di mercato degli appartamenti. Il tutto coniugato con l’esigenza di innovare e di differenziarsi con quanto già costruito negli anni passati. È questo il compito che il progettista di un grande edificio residenziale ha sempre davanti agli occhi quando si trova a dover immaginare, e poi disegnare, un nuovo complesso.

Massimo Boffino di Arcoquattro Architettura srl è l’architetto che si sta occupando di Breme 26, il nuovo progetto abitativo in via Ludovico di Breme a Milano, vicino al quartiere Portello, una delle zone più in crescita della città. Lungo la via, la società che sta realizzando Breme 26 ha già costruito altri due complessi: il primo, al civico 18, portato a termine nel 2006, il secondo, al 44, costruito nel 2016 e finito nel 2018. Da questa esperienza, ma soprattutto dall’esigenza di dare discontinuità, nasce la necessità di inventare qualcosa di diverso, di innovativo.

 

Da dove siete partiti?

Dalla consapevolezza di dover interpretare le norme esistenti generando un progetto che soddisfi due parametri fondamentali, le prestazioni tecniche e la piacevolezza estetica. Se è vero che gli obblighi di legge limitano la fantasia del progettista, è anche vero che la bravura, nel nostro mestiere, sta proprio nel muoversi in maniera innovativa all’interno di una cornice sotto alcuni aspetti già definita. Nel caso specifico di Breme 26, poi, si è aggiunto un terzo elemento: essendoci già altre due realtà, nella via, costruite dalla stessa società, è nata anche l’esigenza di confrontarsi con l’esistente, progettando qualcosa che fosse diverso, più innovativo.

 

Come sarà l’edificio di Via Breme 26?

 

L’edificio ha un volume abbastanza semplice e geometrico. Durante l’ideazione abbiamo pensato di semplificarne la struttura inserendo elementi loggiati di grande dimensione. Le logge amplificano la percezione volumetrica dello spazio e rompono la massa. In sostanza, abbiamo lavorato sugli svuotamenti per rendere la forma dell’edificio più dinamica, dando un impatto visivo piacevole e schivando l’effetto casermone. Non solo, la rottura non è soltanto volumetrica, ma anche cromatica: l’edificio di base è bianco con inserti comunque chiari, mentre i loggiati, di grande profondità e quasi tutti coperti, sono colorati al loro interno.

 

Le logge sono uno degli elementi caratterizzanti, quindi.

 

Sì, le abbiamo pensate anche tenendo conto del periodo che stiamo attraversando. Perché sebbene la progettazione dell’edificio sia iniziata prima dell’emergenza covid, è stata perfezionata durante la pandemia. Il vissuto di questi mesi ci ha fatto capire quanto fosse importante dare a tutti gli appartamenti uno spazio esterno che fosse vivibile. Anche gli appartamenti di taglio piccolo hanno una proporzione di balcone elevata rispetto allo spazio chiuso e sono stati progettati con una profondità tale da poter stare fuori. I balconi sono perciò un vero e proprio prolungamento dell’appartamento interno. Sono un giusto sfogo esterno per pranzare, leggere un libro e fare giardinaggio.

 

L’edificio è sollevato da terra. Perché?

Abbiamo immaginato un piano terra come spazio condominiale non banale. Il sollevamento da terra permette di giocare con diversi elementi, sia estetici che funzionali. I piloni che alzano l’edificio lasciano intravedere il giardino condominiale creando un gioco di spazi che rende molto più armonico il rapporto con la città. Il piano pilotis, così si chiama in gergo lo spazio coperto sotto i pilastri, sarà poi utilizzato con molte funzioni diverse: oltre ai vani scala e alle coperture di servizio sono previsti una zona ricreativa, una sala riunioni, tavoli e sedie all’aperto per lavorare con il wi-fi condominiale, e uno spazio per il parcheggio delle biciclette. Un punto, quest’ultimo, molto importante se pensiamo al tema dell’ecosostenibilità della vita di oggi e che abbiamo voluto valorizzare con l’aggiunta di un elemento iconico, una rastrelliera per le bici che ha le sembianze di una lamiera curva. Un segno caratterizzante per questo nuovo edificio che vuole inserirsi in zona con un tocco di personalità in più.

 

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